mercoledì 24 maggio 2017

Quel filo rosso che lega il Cpo di Ostia alla Fondazione Santa Lucia di Amadio



Quel filo rosso che lega il Cpo di Ostia alla Fondazione Santa Lucia di Amadio

di Luigi Sorrentini - Direttore Centrale Prestazioni Socio-Sanitarie, Inail


Maglio può essere considerato il padre dello sport paralimpico in Italia, ma la sua intuizione non avrebbe trovato seguito se non ci fosse stato qualcuno in grado di comprenderne la vera portata rivoluzionaria
Quasi 60 anni fa, il primo giugno del 1957, l’Inail inaugurò il Centro paraplegici di Ostia "Villa Marina", struttura d’avanguardia per i metodi di cura e riabilitazione adottati da uno staff di elevata professionalità e alta specializzazione. A guidare la struttura, che contava 100 posti letto, fu chiamato il neuropsichiatra Antonio Maglio, divenuto successivamente noto come il padre dello sport paralimpico in Italia. Maglio, che aveva fatto della cura dei mielolesi una vera missione di vita, introdusse la cosiddetta sport-terapia, una pratica già sperimentata, alla fine degli anni Quaranta, dal neurologo sir Ludwig Guttmann tra i reduci della seconda guerra mondiale nella piccola città di Stoke Mandeville, a pochi chilometri da Londra.

Presto sul litorale romano arrivarono infortunati provenienti da tutte le regioni italiane. Si trattava per lo più di giovani operai e agricoltori, che avevano perso l’uso delle gambe per via di un incidente sul lavoro. Attraverso la pratica di varie discipline sportive, tra cui il nuoto, la scherma, la pallacanestro, il tennistavolo, il tiro con l’arco e il lancio del giavellotto, Maglio li aiutò a recuperare autostima e autonomia, ma anche fiducia e voglia di vivere. Non molto tempo dopo gli ospiti del Cpo cominciarono a partecipare ai Giochi internazionali di Stoke Mandeville, ma il direttore del Centro paraplegici aveva ambizioni più grandi e nel 1960 riuscì a portare quella stessa competizione sportiva a Roma, dove si disputò negli impianti dedicati agli atleti olimpici, due settimane dopo la chiusura delle Olimpiadi. I Giochi del 1960 divennero successivamente famosi come la prima Paralimpiade della storia.

Nel 1977, qualche anno dopo il passaggio del Cpo sotto l’egida del sistema sanitario regionale, Antonio Maglio venne chiamato al timone del gruppo sportivo della Fondazione Santa Lucia dal suo direttore Luigi Amadio. Una scelta illuminata, come tutta l’opera di Amadio, che ha diretto la struttura capitolina fin dal 1973, trasformandola in una vera e propria eccellenza nel campo della riabilitazione e della ricerca scientifica. Sotto la sua infaticabile guida, infatti, la Fondazione Santa Lucia Irccs può attualmente contare su un ospedale con oltre 300 posti letto in convenzione con il Servizio sanitario nazionale, un reparto dedicato alla riabilitazione pediatrica e 60 laboratori di ricerca. Ma la storia di questo importante istituto è legata anche allo sviluppo dello sport paralimpico italiano. Nel corso del tempo, infatti, molti atleti sono approdati dalle palestre della Fondazione ai Giochi paralimpici, distinguendosi soprattutto nelle discipline del nuoto e del basket in carrozzina, a lungo punta di diamante della struttura. Oggi Antonio Maglio può essere considerato a tutti gli effetti un pioniere della riabilitazione, ma la sua intuizione non avrebbe trovato seguito se non ci fosse stato qualcuno in grado di comprenderne la vera portata rivoluzionaria: il dottor Amadio, di cui oggi, in occasione della sua recente scomparsa, vogliamo ricordare l’opera infaticabile a sostegno della pratica sportiva delle persone con disabilità. È, infatti, in un ideale continuum con l’opera di questi pionieri che l’attività oggi portata avanti dall’Istituto in materia di reinserimento sociale attraverso la pratica sportiva costituisce l’elemento portante della presa in carico delle persone con disabilità.

https://www.superabile.it/rivista-web/index?anno=2017&mese=04&pagina=3

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