Cancellata da una legge regionale l’alta specializzazione dell’Istituto. A rischio posti di lavoro e servizi agli utenti
È molto seria la situazione venutasi a creare a seguito del decreto n. 56 del 28 luglio 2009 della Regione Lazio, che rischia di produrre «effetti drammatici» sull’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma. Lo comunica la stessa direzione dell'istituto, che ha incontrato nei giorni scorsi le rappresentanze aziendali dei lavoratori per aggiornarle sulla situazione finanziaria e «discutere i possibili provvedimenti che saranno presi per far fronte alla grave crisi».Il decreto regionale - si legge i una nota dell'istituto - «di fatto cancella la Santa Lucia come ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria, impedendo così la possibilità di continuare ad assistere pazienti motulesi e con gravi celebrolesioni acquisite. Ciò in conseguenza dell’adeguamento ai minori requisiti organizzativi previsti dalla normativa regionale per le strutture non di alta specialità. Pesanti saranno anche le conseguenze sul personale impiegato: 241 dipendenti del ruolo sanitario, pari a circa il 50%, verrebbero ad essere in esubero. Con questo decreto, quindi», continua il comunicato, «viene a essere ulteriormente complicato il quadro determinato dalle inadempienze della Regione Lazio relative ai rimborsi dovuti per le prestazioni erogate dal 2006 al 2009».La Santa Lucia, ritenendo «illeggittime» le disposizioni del decreto 56/09, ha annunciato che impugnerà questi provvedimenti presso il TAR e ha chiesto un incontro urgente al Ministero della Salute e della Ricerca. «Se entro 15 giorni», conclude la nota, «non si troverà una soluzione da parte degli enti competenti, l’Istituto convocherà nuovamente le rappresentanze sindacali per comunicare le inevitabili misure che dovranno essere prese a livello occupazionale».
di Gabriella Meroni
http://web.vita.it
De Pierro contro la Polverini per salvare il S. Lucia a Roma
RispondiEliminaIl presidente del’Italia dei Diritti: “Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali del diritto al lavoro e alla salute”
Roma – ‘Polverini ci hai usati… sedotti e abbandonati’, ‘Questa non è una palestra di lusso per cittadini ricchi… è una palestra di lusso per la riabilitazioni di tutti i cittadini con disabilità: la Regione Lazio non può e non deve abbandonarci!’. Non pochi sono stati i cartelli di protesta di questo tenore che ieri spiccavano alti tra la folla dei manifestanti raccoltasi davanti alla sede dell’amministrazione regionale di via Rosa Raimondi Garibaldi, per lottare contro la chiusura dell’Ospedale Santa Lucia di Roma. Lavoratori, medici, parenti dei malati, sindacalisti, tutti assieme si sono mobilitatati a favore dell'istituto che dal 1960 opera, sia in regime di ricovero, sia in quello ambulatoriale, nel campo specialistico della riabilitazione neuromotoria. Ma il futuro di questa struttura, riconosciuta dallo stesso ministero della Sanità e della Ricerca Scientifica quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico e di Ospedale di rilievo nazionale e alta specializzazione, sembra essere sempre più incerto.
Tra le rimostranze dei manifestanti infatti si legge la preoccupazione per la decisione di tagliare 146 degenze sui 325 posti letto disponibili, secondo quanto stabilito dal decreto 80 del 2010 e dal Piano sanitario regionale. Le spettanze pregresse degli anni 2006-2010 hanno generato una crisi finanziaria che ha portato come conseguenza tra le altre, la riduzione degli stipendi dei dipendenti pagati al 50%, tamponata temporaneamente dalla Regione con l’erogazione di acconti per la liquidazione delle retribuzioni di gennaio e febbraio.
Ma la folla riunitasi per salvare il Santa Lucia non rimane a guardare, e non intende abbassare la guardia su quello che potrebbe diventare un vero dramma per i tanti pazienti, circa 500 trattati in regime ambulatoriale o di Day Hospital, che ogni giorno affollano l’ospedale.
Dello stesso avviso il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, che ha partecipato e manifestato alla dimostrazione contro le decisioni prese dalla governatrice Renata Polverini: “Sulla base di quella che è la missione civile che contraddistingue il nostro movimento, ci schieriamo in prima linea affinché questa situazione di disagio, che colpisce l’ospedale Santa Lucia e in particolar modo le persone disabili, che hanno bisogno di continua assistenza, e i dipendenti, che da sempre, con grande abnegazione e professionalità, espletano il loro compito facendo della struttura stessa un esempio di eccellenza nel campo della riabilitazione neuromotoria, termini al più presto”.
“A nostro avviso tra l’altro – continua De Pierro – l’istituto andrebbe addirittura ampliato, in quanto le liste di attesa sono piuttosto lunghe e non sempre tutti riescono a soddisfare la propria esigenza emergenziale. Noi ci schieriamo in prima linea assieme ai pazienti, alle loro famiglie e ai dipendenti, contro una classe politica che in un colpo solo sta violando i sacrosanti principi costituzionali codificati dagli articoli 4 e 32, quelli relativi al diritto al lavoro e al diritto alla salute”.
E il numero uno del movimento extraparlamentare punta il dito contro una situazione che non sembra avere l’esito positivo di cui necessita: “Siamo stanchi di assistere quotidianamente, anzi praticamente ogni minuto, a violazioni di questo tipo senza che nessuno faccia più di tanto per contrastarle. Noi non vogliamo assolutamente che il problema venga arginato, ma bensì risolto da chi, in campagna elettorale, ha strumentalizzato la disperazione di questa gente, indossando addirittura una maglietta con stampate le parole ‘Salviamo l’ospedale Santa Lucia’, e sul re