Cosa sta accadendo all'Ospedale Santa Lucia


Oggi mentre scriviamo nell’estate 2017 la principale minaccia è rappresentata dal piano di riorganizzazione del Sistema Sanitario Regionale, imposta, in veste di commissario del Governo per la Sanità del Lazio, dal Presidente della Regione Nicola Zingaretti per rientrare dal deficit accumulato dalle precedenti amministrazioni e per ridurre i costi di gestione del Sistema Sanitario Regionale (SSR).
Il piano, portato avanti a forza di tagli verticali ed orizzontali di posti letto e di prestazioni, con la chiusura o il declassamento di numerose strutture sanitarie sul territorio, soprattutto in provincia, e la profonda riorganizzazione delle Aziende Sanitarie Locali e dei servizi sociosanitari offerti ai cittadini.
Il piano ha di fatto ridotto la qualità e la qualità dell’erogazione di prestazioni, incoraggiato le Aziende Ospedaliere a puntare sulle prestazioni intramoenia piuttosto che sulle meno redditizie prestazioni ambulatoriali
Il risultato è stato di allungare le liste di attesa per molte prestazioni, tanto che i cittadini sempre più spesso o rinunciano alla prevenzione e alle cure, o si rivolgono al privato, o agli SSR di altre Regioni, trasformando il Lazio sempre più, da destinazione della migrazione sanitaria, soprattutto dalle regioni del meridione, in luogo da cui emigrano pazienti per assenza di cure disponibili.
La riorganizzazione ha generato malcontento generalizzato tra i cittadini e gli operatori del settore, pubblici, privati in convenzione privati, perché letteralmente calato dall’alto senza consultazione delle parti sociali e degli interessati, e, soprattutto nel caso della chiusura o del declassamento di alcune strutture sanitarie locali di riferimento, ha provocato vere e proprie sommosse.
Il piano, oltretutto, arriva in una lunga fase di crisi economica dove la capacità di spesa delle famiglie e delle persone è al limite, la disoccupazione, anche se in calo in termini generali, resta alta, soprattutto tra i giovani della provincia, ed emergono sempre più fragilità sociali, specie tra gli anziani e le famiglie con persone con disabilità, a partire, ad esempio, dal taglio effettuato dalla nuova amministrazione di Roma di tanti servii socio sanitari di prossimità.
In questo contesto alla Fondazione Santa Lucia (FSL), che ha un rapporto di convenzione di lunga data con il SSN prima e con il SSN poi, è stato richiesto di tagliare i posti letto1 e di ridimensionare le prestazioni di alto livello erogate, riabilitazione intensiva con ricovero,
trasformandole, nella sostanza in altre di livello più basso, riabilitazione ordinaria e day hospital, utilizzando però, di fatto, personale di pari qualifica.
Il problema nasce nel 2012, quando, dopo il “Piano d’indirizzo per la Riabilitazione” varato dalla Conferenza permanente per i Rapporti tra lo Stato e le Regioni che stabiliva, senza distinzione, l’accesso a percorsi di neuro-riabilitazione ad alta specialità “alle persone affette da gravi cerebrolesioni acquisite e gravi traumi encefalici”, lo stesso Ministero per la Salute stabiliva con un Decreto che solo i pazienti in coma per più di 24 ore e con non più di 8 punti della scala internazionale di valutazione neurologica “Glasgow” la possibilità di essere curati con percorsi di neuroriabilitazione ad alta specialità. Insomma, fatta la legge, trovato l’inghippo. Perché da quel momento le Regioni hanno trovato il modo di eludere il loro impegno per restringere l’accesso alle cure riabilitative. La Regione Lazio lo ha fatto con la FSL, che ogni anno ospita più di 2 mila pazienti provenienti da tutta Italia e nel 2015 su oltre 96 mila giornate di ricovero eseguite se ne è vista rimborsata una sola dal SSR alla tariffa prevista dal Ministero della Salute.
Il rischio, è insomma un declassamento di fatto dell’Irccs FSL attraverso il taglio di posti letto che ne indebolisce l’operatività.
Misure restrittive che rischiano di mettere a rischio la riabilitazione e la salute, ad esempio, delle oltre 200 mila persone che ogni anno in Italia hanno un ictus e dell’oltre un milione e mezzo che cercano di uscirne dalle conseguenze.

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